Trapani, sviluppo bloccato a Milo: il sindaco Tranchida contro lo stop del Demanio: “Ci opporremo”

Carmela Barbara

Trapani, sviluppo bloccato a Milo: il sindaco Tranchida contro lo stop del Demanio: “Ci opporremo”

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giovedì 03 Aprile 2025 - 07:00

Un’area di circa 70 ettari, destinata a diventare un polo strategico per lo sviluppo economico di Trapani, viene improvvisamente dichiarata “zona rossa” dallo Stato Maggiore della Difesa. È la vicenda che sta scatenando polemiche in città, con il sindaco Giacomo Tranchida che denuncia un’imposizione senza preavviso né spiegazioni. Il Comune aveva previsto per quest’area un interporto, uffici pubblici, un polo universitario e la Cittadella dello Sport. Ora tutto rischia di saltare.

Sindaco, può spiegare ai cittadini perché, dopo mesi di trattative e progetti per l’area di Milo, è arrivata questa decisione improvvisa del Demanio e dello Stato Maggiore? Avete ricevuto spiegazioni ufficiali?

Fino a poco tempo fa, il Demanio ci spingeva a realizzare una variante urbanistica per poter vendere le aree: circa 60 ettari a sud dell’autostrada e 10 ettari a nord, nella località Milo. L’obiettivo era creare un grande parco fotovoltaico. Noi abbiamo detto no, perché non ci sembrava una scelta sensata e perché avevamo già vincolato l’area a sud per la realizzazione dell’interporto. Nel frattempo, in sinergia con l’Autorità Portuale, abbiamo completato l’escavazione dei fondali del porto, rendendo ancora più strategico il progetto dell’interporto. Quella zona, infatti, è l’unica adatta per collegare il porto alla ferrovia e alla rete stradale, fondamentale per la logistica e il trasporto merci. Inoltre, il Demanio stesso ci aveva chiesto di progettare un piano per allocare uffici pubblici come l’Agenzia delle Entrate e altri servizi, a beneficio non solo dei trapanesi ma dell’intera provincia. Si era parlato anche di un polo universitario con l’Università di Palermo e della delocalizzazione degli uffici giudiziari. Poi, all’improvviso, ci dicono che lo Stato Maggiore della Difesa ha deciso che ora la maggior parte di quell’area serve all’Esercito, senza fornirci spiegazioni dettagliate. È una decisione che lascia molte domande aperte.

Lei ha parlato di uno stop allo sviluppo della città: quali conseguenze concrete avrà questa decisione per l’economia e il futuro di Trapani?

Le conseguenze sono enormi. Senza interporto, il porto di Trapani perde un’infrastruttura chiave per la logistica, con danni diretti per l’economia locale e per settori strategici come quello del marmo di Custonaci. Il nostro progetto prevedeva un’area connessa alla ferrovia, per permettere il trasporto delle merci su rotaia oltre che su gomma, migliorando l’efficienza del sistema logistico della Sicilia occidentale. Senza questo snodo, il porto rischia di non essere competitivo. Oltre a ciò, vengono cancellati gli investimenti per la delocalizzazione degli uffici giudiziari e per la Cittadella dei Servizi, che avrebbe razionalizzato la distribuzione degli enti pubblici in città, facilitando l’accesso per i cittadini e i professionisti della provincia. E infine la proposta dell’imprenditore Antonini di costruire in quell’area una cittadella dello sport.

Il Comune intende intraprendere azioni per cercare di ribaltare questa decisione? Ci sono margini per una trattativa con il governo o con il Demanio?

Non accetteremo questa decisione senza combattere. Ci opporremo con tutte le nostre forze nelle sedi opportune. Il problema non è solo la sottrazione di un’area strategica, ma il metodo con cui questa decisione è stata imposta, senza consultare le istituzioni locali. Abbiamo proposto all’Esercito altre aree nel territorio trapanese per svolgere le loro attività, ma non abbiamo ricevuto risposte. Questo ci fa sorgere dei dubbi: perché proprio quell’area? C’è qualcosa che non si può sapere, non si può vedere o non si può bonificare? Oppure si tratta di una strategia che si basa su vecchie mappe di 70 anni fa, senza considerare i cambiamenti della città? Non possiamo accettare che decisioni di questo tipo vengano prese senza trasparenza e senza coinvolgere il territorio.

La “zona rossa” imposta dallo Stato solleva interrogativi tra i cittadini: crede che ci siano motivazioni di sicurezza o interessi strategici nascosti dietro questa scelta?

Il fatto che il Demanio, fino a poco tempo fa, volesse vendere quell’area e ora lo Stato Maggiore decida di trasformarla in zona militare, fa sorgere domande legittime. Se c’è un interesse strategico nazionale, vogliamo conoscere le reali motivazioni. Inoltre, se davvero si tratta di un insediamento militare, perché farlo in un’area urbana? Vicino alla zona sud di Milo ci sono quartieri abitati, come Villa Rosina e Casa Santa-Rigaletta Milo. È pensabile fare un insediamento militare in un contesto simile? Vogliamo chiarezza su cosa si intenda realizzare lì, perché le scelte fatte oggi condizioneranno il futuro della città per decenni.

Sul fronte della “Cittadella dello Sport”, qual è lo stato delle trattative con SportInvest e quali sono i prossimi passi concreti per realizzare questo ambizioso progetto?

Nonostante il blocco dell’area sud, una parte dell’area di Milo resta disponibile. Il Demanio ha confermato che più di 30 ettari a nord dell’autostrada restano liberi. Abbiamo avuto un incontro con Antonini nei giorni scorsi e l’imprenditore sta valutando se investire in questa parte dell’area. Ovviamente cambia il progetto iniziale che andrà eventualmente riadattato. L’importante è che Trapani non resti ferma. Non permetteremo che decisioni imposte dall’alto compromettano il nostro sviluppo. Continueremo a batterci per portare avanti i nostri progetti e per garantire un futuro alla città.

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